Puccini era tormentato dal finale di Turandot che non riuscì a completare mancandogli la stesura definitiva delle due scene finali. Il duetto, il grande duetto d’amore tra Calaf e la Principessa fu per il Maestro una vera e propria ossessione. Ad Adami scriveva:”Il duetto, il duetto, il duetto! Tutto il decisivo, il bello, il vivamente teatrale è lì!”. E spiegava:”Deve essere un gran duetto. I due esseri quasi fuori del mondo entrano fra gli umani per l’amore e questo amore alla fine deve invadere tutti sulla scena in una perorazione orchestrale….”.Questo duetto, per ironia della sorte, non fu mai finito. Puccini aveva raccolto tutte le sue energie per creare qualcosa di molto elevato e trasmettere il suo messaggio al mondo: il trionfo dell’amore onnipotente sulla disumanità dell’uomo. Quel dolore alla gola che aveva cominciato a tormentarlo non gli dava requie: furono interpellati degli specialisti che sottovalutarono l’entità del male: si parlò di infiammazione, di tonsillite. In realtà Puccini aveva un cancro alla gola. I famigliari ne ebbero conferma dopo un consulto con il dottor Torrigiani. Il male era in uno stadio ormai molto avanzato. Non restava che tentare un trattamento con i raggi X. La cura si praticava a Berlino e a Bruxelles. Si scelse Bruxelles, l’Institut de la Couronne diretta dal dott. Ledoux. Puccini non sospettò la verità, ma sapeva di essere gravemente ammalato. Il 4 novembre 1924 Puccini partì per Bruxelles accompagnato dal figlio Tonio. Si portò dietro le trentasei pagine del duetto e della scena finale di Turandot sperando di completarli a Bruxelles. Turandot fu il suo tormento fino alla fine. Una sofferenza che si aggiungeva al doloroso ed inutile trattamento cui fu sottoposto nei suoi ultimi giorni di vita. Quando sembrava che ci fosse un leggero miglioramento Puccini ebbe un collasso che lo portò alla morte nel giro di poche ore. Si spense in quella clinica di Bruxelles il 29 novembre 1924.
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Articolo scritto da Maria Primiceri – docente di Pianoforte Principale presso il Conservatorio Tito Schipa di Lecce e studiosa delle donne musiciste con eventi e conferenze su Nannerl Mozart, le mogli di Bach, Maria Szymanowska, Fanny Mendelssohn
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